La dott.ssa Intini e la lotta al COVID-19
Enrica Intini, medico specialista in malattie dell’apparato respiratorio e attualmente dottoranda in Microbiologia clinica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, in corsia nella battaglia contro il Covid-19. La giovanissima nocese è infatti impegnata, dallo scorso 16 marzo, presso il reparto Columbus Covid 2 Hospital di Roma.
La sua vita professionale è cambiata da un giorno all'altro. Il passo per la dott.ssa Intini è stato breve dalle stanze ambulatoriali nel territorio laziale, dove era impegnata durante il dottorato, al reparto di pneumologa in una delle strutture realizzate a tempo di record per contrastare l’emergenza sanitaria in corso. La passione per il suo lavoro e il particolare interesse per le infezioni respiratorie sono stati fondamentali per accettare il suo nuovo incarico in un periodo non molto facile per la sanità.
Enrica si definisce una persona abbastanza semplice, con pochi grilli per la testa ma con tanto coraggio e grinta per quello di cui si occupa affinché possa essere di aiuto per gli altri. "Mi piace il confronto con altri ambienti lavorativi perché credo sia fonte di crescita professionale e personale - spiega la dott.ssa Intini al NOCI gazzettino - Essere sicuri di sè e delle proprie capacità è tanto importante in medicina quanto l’essere umili. Non sentirsi mai arrivati è fondamentale per arricchire il proprio bagaglio, ed è un po’ quello che succede in delle pandemie come questa in cui non si conosce l’agente causale".
E' in prima linea per combattere il Covid-19...
"Sono coinvolta in prima linea come pneumologa di reparto presso il centro COVID 2 Hospital Columbus-Gemelli di Roma. Un team multidisciplinare che vede la collaborazione di pneumologici, infettivologi e geriatri, a fianco di rianimatori, radiologi e di tutto il personale sanitario coinvolto, dal direttore sanitario al personale addetto alle procedure di sanificazione. Una nuova realtà che mira a creare un percorso di cure separato ed esclusivo per i pazienti COVID-19"
Come è cambiata la sua vita professionale?
"La mia vita professionale è cambiata radicalmente. L’approccio clinico è molto differente, essendo estremamente condizionato dalle procedure di isolamento. C’è necessità di sanificare ogni oggetto con cui si viene a contatto. Così un semplice prelievo potrebbe risultare “un’impresa”. Per ogni piccolo movimento bisogna essere concentrati e nulla si deve dare per scontato. E’ un’esperienza che ci vede coinvolti al 100%. Per questo, inevitabilmente, la vita professionale si riflette su quella privata. Ma c’è chi ha bisogno di noi e si deve fare tutto il possibile"
Da giovane medico cosa le resterà di questo periodo?
"Indubbiamente mi lascerà tanta amarezza per tutti i pazienti e colleghi che purtroppo non ce l’hanno fatta. Ma sono altrettanto sicura che la gioia e la felicità di chi torna a casa dai propri cari, la riconoscenza da parte dei pazienti e la collaborazione tra colleghi non ha eguali e sarà emotivamente indimenticabile. Da quest’esperienza porterò con me il ricordo di quanto sia giusto impostare il corretto trattamento farmacologico, ma anche quanto sia di fondamentale importanza una stretta di mano, una carezza o un qualsiasi gesto di conforto. Vorrei ringraziare chi, come me, è in prima linea nel combattere questa pandemia".